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La guerra dai binari | La storia dei treni armati

Categoria: CULTURA

22
MAG
2020

Allo scoppio della Grande Guerra, la Regia Marina si trovò nelle condizioni di dover proteggere le coste adriatiche e i suoi numerosi porti dagli attacchi della flotta austroungarica. La maggior parte delle installazioni portuali erano sfornite di sistemi di fortificazioni capaci di contrastare gli eventuali attacchi navali, pertanto necessitavano di urgenti installazioni di batterie costiere.

Nel mese di maggio 1915 su direttive precise dell’Ammiraglio austroungarico Haus, la squadra navale della marina austriaca, divisa in vari gruppi, svolse numerosi bombardamenti navali sulle città di Pesaro, Rimini, Ancona, Ortona, Pedaso, Termoli, spingendosi anche verso le basi della Regia Marina presenti nei porti di Bari e Brindisi, causando notevoli danni ai siti ferroviari, alle installazioni e provocando allarmismo nella popolazione.

Immediatamente l’Alto Comando della Regia Marina, per contrastare le azioni del nemico, avviò un progetto di difesa costiera attraverso la costruzione di treni armati, dotati di cannoni di diverso calibro e ubicati sull’intera tratta ferroviaria delle coste adriatiche, concentrandoli in prossimità delle installazioni militari. Presso gli arsenali militari di La Spezia e Taranto vennero prontamente allestiti diverse tipologie di treni armati, effettuando delle modifiche strutturali sui carri merci esistenti per poter sostenere le pesanti strutture dei cannoni.

I carri ferroviari inizialmente furono dotati di pezzi da 152mm e da 120mm per effettuare il tiro navale e di cannoni antiaerei. Erano supportati da un carro predisposto per l’osservazione, un carro comando, un carro adibito a Santa barbara (trasporto munizioni), due carri logistici per il personale e due locomotive del tipo GR290 e GR875 per la locomozione sulle tratte assegnate, con una velocità dai 60 ai 70 Km orari. Il personale dei treni armati, prettamente Artificieri, fu fornito dalla Regia Marina e dal Regio Esercito e il loro addestramento fu affidato al Capitano di Vascello Ricciardello il quale attraverso una congiunta strategia attuata dallo Stato Maggiore assegnò l’impiego dei treni sulle tratte più esposte agli attacchi nemici, considerando che in caso di attacco su altra zona, i treni attraverso un sistema di telecomunicazioni collegati ai comandi costieri e alle autorità ferroviarie, potevano muoversi per raggiungere la zona sottoposta ad attacco.

Naturalmente, in cooperazione con Le Ferrovie dello Stato nelle tratte ferroviarie impiegate dai treni, furono creati degli interscambi, paralleli alla linea ferroviaria principale, in modo da non intralciare il traffico viaggiante e dei sistemi di allarmi per poter deviare i convogli ferroviari, assegnando precedenza ai treni armati in modo da consentire un veloce spostamento. Inoltre nei grandi snodi ferroviari furono creati delle aree per ospitare il riparo dei treni armati ivi compreso i carri officina e carri per il rifornimento/logistico.

Nel mese di gennaio del 1916 un treno armato di tipo 1, operante nella tratta di Pesaro, con la sua rapida azione di cannoneggiamento, contrastò un violento attacco aereo condotto da formazioni di idrovolanti nemici, abbattendo diverse unità. Analogo attacco venne contrastato sulla Città di Rimini e Ancona dove treni armati, dotati di pezzi contraerei abbattettero aerei nemici. Nel febbraio del 1916 un treno armato di tipo due, con un micidiale fuoco di sbarramento, contrastò l’attacco navale condotto dall’Incrociatore corazzato Sakt Geroge e da diversi cacciatorpedinieri appartenenti alla marina austriaca.

Nel novembre del 1916 la zona di S.Elpidio a mare venne sottoposta a violento bombardamento navale da parte di unità navali austriache ma l’intervento del treno armato di base nel porto di San Giorgio, dopo un pesante tiro navale sventò l’attacco del nemico.

Nel corso del primo conflitto mondiale le azioni di difesa e attacco svolte dai treni armati si rivelò molto efficace e successivamente dopo il conflitto furono attuati nuovi progetti innovativi atti a migliorare le prestazioni dei treni armati e distribuirli sull’intero litorale costiero italiano. Grazie all’enorme impiego effettuato in precedenza nel 1933, lo Stato maggiore della Regia Marina sviluppò un piano operativo di difesa costiera atto a proteggere le aree più esposte ad attacchi nemici concentrando l’impiego dei treni nel bacino settentrionale del Mar Tirreno, considerando i nuovi scenari bellici. Svilupparono una fitta rete di comunicazioni e posti di osservazione costiera e in concomitanza furono progettati nuove tipologie di treni armati, dotati di nuovi cannoni da 152 o 120 mm e di tipologie di carri pesanti armati di cannoni di grosso calibro con affusto da 381/40 mm, entrambi dotati di torrette protette. Le protezioni inizialmente vennero estese anche ai carri trasporto munizioni e alle locomotive ma successivamente nel 1939 i carri furono sostituiti da pianali ferroviari, dove ciascuno di loro conteneva due batterie di cannoni da 152/40mm o impianti contraerei con le relative riservette di munizioni. I carri pesanti dotati di grossi calibri furono impiegati per difendere le coste della Liguria e delle aree industriali adiacenti, in cooperazione con il Regio Esercito.

Allo scoppio del secondo conflitto mondiale la Regia Marina aveva in servizio n°14 treni armati, dotati di diversi calibri e contraeree dislocati nelle basi di La Spezia e Taranto, divisi in due gruppi operativi e posti sotto il Comando di Marimobil, il quale programmava lo spostamento dei treni sulle varie tratte ferroviarie, dalla Liguria alla Sicilia. I treni assunsero una loro denominazione e tipologia in base al tipo di armamento e impiego. Ogni treno riportava la sigla TA, indicante il termine Treno Armato, accompagnato da un numero arabo che indicava il calibro e una sigla alfabetica per identificare l’appartenenza del comando.

Nel corso della guerra le varie tipologie di Treni Armati furono oggetto di riammodernamento delle strutture dei carri, della logistica e delle armi fra cui l’impiego dei nuovi impianti binati di contraeree e mitragliere a fuoco rapido, Breda 35 e Oerlikon da 20/70. Il Genio Ferroviario per proteggere i treni da azioni di bombardamento costruì in determinati snodi ferroviari grossi hangar blindati per difendere i treni armati. Ogni treno era posto sotto il comando di un Ufficiale di Marina, esperto in direzione tiro con il grado di Tenente di Vascello. Alle sue dipendenze in base alla tipologia del treno disponeva di massima un Ufficiale subalterno, con il grado di Sottotenente di Vascello, un Ufficiale del Regio Esercito, un aiutante Maggiore, Personale delle Ferrovie, 20 Sottufficiali e 100 artificieri. Il numero del personale fu ridimensionato nel corso d’impiego, dovuto alle nuove fasi di armamento semi automatico dei pezzi d’artiglieria e delle contraeree.

L’impiego dei Treni Armati si svolse in quasi tutto il territorio italiano, da nord a sud e molte furono le eroiche azioni di combattimento svolte dal loro personale, più volte decorato al valor militare e civile. Chiaramente in un contesto bellico in continua evoluzione i treni rappresentavano molte lacune dovute alla staticità del loro impiego, e per le innumerevoli perdite dovute agli attacchi di mitragliamento degli aerei da caccia nemici di nuova generazione. L’impiego bellico dei Treni Armati, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 venne sospeso. Questo breve articolo, contenenti piccole notizie sui Treni Armati della Regia Marina, vuole sottolineare una pagina storica dimenticata ma in particolare modo evidenzia il grande sacrificio umano degli Uomini che prestarono al loro servizio.

La Storia non dimentica.

Michele Fiorentino



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